Un giorno alla Nassae di Lima
Corrono, corrono giù dalle alture sassose e dalle sterrate che portano alla scuola. E’ questa la prima cosa che ti colpisce: l’entusiasmo e l’allegria con cui i bimbi di Jicamarca, una delle più povere contrade della periferia di Lima, la mattina entrano nel piccolo edificio bianco e blu che ospita, in mezzo alle baracche e alla polvere, il programma educativo Nassae. Molti scendono, anche loro di corsa, dal pullmino donato da Jardìn che li raccoglie dai dintorni. Tante bimbe con i nastri nei capelli, tutti nelle loro tutine con il logo-quasi una divisa-che i genitori hanno tenuto ad avere per i loro figli e che pagano come possono, a rate.
Corrono sin dentro alle aule dai colori vivaci, dove alcuni classi sono insieme, per mancanza di insegnanti o di spazio. Poi iniziano le lezioni, e tra i più grandi il vociare si calma, e i visi si chinano sui quadernoni o spiano la lavagna. Ma non si tratta solo di dettato, matematica o scienze che arrivano dall’alto. “Miss, miss!” interrogano gli alunni di continuo. E di frequente si accendono anche piccole baruffe che impegnano le maestre a trasmettere comportamenti di tolleranza e rispetto.
A metà mattina la ricreazione e la merenda. Ma non per tutti: ce n’è sempre una decina cui da casa non hanno dato niente. Povertà grande? Trascuratezza? “Compartan, por favor” invitano le maestre: e i bimbi vanno a dare chi mezzo arancio, chi due biscotti al compagno senza nulla.
Per le due ultime classi oggi c’è educazione fisica. Come campo, una spianata di cemento poco distante. Luis, el profe, organizza una corsa a staffetta usando due mezzi manici di scopa come testimone. Poi l’immancabile calcio, per i ragazzi ma anche per le bambine….
In classe, poi, si assegnano i compiti a casa e, tra l’ eccitata attenzione di tutti, quanto ognuno farà per la vicina festa della mamma. Si spazzano le aule, ci si lava ( almeno un po’), e poi lo sciamare fuori nella desolazione ocra della baraccopoli. Nassae, Niños y adolescentes semillas de sabidurìa, amor y esperanza. Proprio vero: questi bambini sono semi di sapere, di amore e di speranza per le loro famiglie e per il loro paese.
di Guya Mina, socia e collaboratrice volontaria di Jardin, nonché giornalista, dopo aver trascorso un periodo alla Nassae di Lima.
ALBUM FOTOGRAFICO delle attività della Nassae e dei protagonisti qui